Cataratta

Scopri cos’è la cataratta, quali sono i sintomi, le cause e in cosa consiste l’intervento per eliminarla
Korian Redazione

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Redazione scientifica
Articolo revisionato dalla nostra redazione scientifica
8 Gennaio 2025

    La cataratta è un’opacizzazione del cristallino dell’occhio che causa una progressiva riduzione della vista. Rappresenta la principale causa di cecità e disturbi della vista al mondo e interessa soprattutto le persone oltre i sessant’anni, ma può presentarsi anche in persone più giovani.

    L’occhio è un organo complesso che interagisce con il cervello permettendo di interpretare gli stimoli luminosi provenienti dall’ambiente e trasformarli in immagini. È formato da diversi componenti: il cristallino, in particolare, è una struttura trasparente e non vascolarizzata situata dietro l’iride (la struttura colorata dell’occhio) a forma di lente biconvessa. Agisce in modo simile all’obiettivo di una macchina fotografica: permette di regolare la messa a fuoco degli oggetti che si trovano a diversa distanza modificando la propria forma grazie ai muscoli che lo circondano.

    L’offuscamento causato dalla cataratta impedisce il passaggio della luce nel cristallino, compromettendo così la vista. Se non trattata, la cataratta porta alla cecità.

    La cataratta può svilupparsi in uno o in entrambi gli occhi.

    Quali sono le cause della cataratta?

    La cataratta è una malattia multifattoriale e ha dunque diverse cause. Le principali sono l’invecchiamento e lo stress ossidativo, dovuto all’accumulo di molecole dette specie reattive dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS). Queste sono normali prodotti del metabolismo delle cellule ma, se non eliminate, possono danneggiare le strutture cellulari. 

    L’attività metabolica del cristallino è sostenuta dai nutrienti e dalle sostanze anti-ossidanti presenti nell’umor acqueo, un liquido salino che si trova tra la cornea (un’altra struttura dell’occhio) e il cristallino stesso. Quando il sistema di trasporto di queste sostanze diventa meno efficiente e si riduce l’attività anti-ossidante, come avviene nel corso dell’invecchiamento, si formano aggregati di proteine insolubili che offuscano il cristallino, impedendo il passaggio della luce. Con il passare del tempo, se la cataratta non viene eliminata, gli aggregati proteici nel cristallino si fanno sempre più grandi, fino a portare alla cecità. 

    Nello sviluppo della cataratta possono avere un ruolo anche il sesso (le donne la sviluppano più degli uomini) e fattori genetici. 

    Sono inoltre stati identificati diversi fattori di rischio associati allo sviluppo di cataratta. Questi sono:

    • traumi oculari
    • uso prolungato di alcuni farmaci come i corticosteroidi
    • esposizione a radiazioni (come nel caso di radioterapia, ma anche per l’esposizione alla luce solare); 
    • ipertensione
    • fumo di tabacco;
    • consumo eccessivo di alcol;
    • diabete, nel quale la cataratta rappresenta la complicanza oculare più frequente.

    Sebbene la cataratta sia comunemente associata all’invecchiamento, può presentarsi anche nei neonati. In questo caso si parla di cataratta congenita, che rappresenta una delle principali forme di cecità e disturbi della vista trattabili nell’età pediatrica. La cataratta congenita può essere causata da infezioni, assunzione di farmaci, esposizione a radiazioni durante la gravidanza; nella maggior parte dei casi, però, le cause sono ancora sconosciute. In Italia, la cataratta congenita è inserita tra gli screening neonatali obbligatori, così da garantire una diagnosi precoce.

    Quali sono i sintomi della cataratta?

    L’offuscamento del cristallino può iniziare già intorno ai quarant’anni ma, finché è limitato, la cataratta è asintomatica. Con il progredire della malattia, però, la visione diventa sempre più difficoltosa. I sintomi dipendono da dove precisamente si sviluppa l’offuscamento, se nella regione centrale del cristallino (cataratta nucleare, la più comune), nell’area della corteccia, che è  lo strato che circonda il nucleo (cataratta corticale) o nello strato più esterno (cataratta subcapsulare posteriore). 

    I sintomi della cataratta comprendono visione offuscata e difficoltosa con il buio; i colori appaiono sbiaditi o tendenti al giallo (che al progredire della malattia si scurisce diventando tendenti al marrone e poi al nero), mentre le luci appaiono troppo brillanti. Intorno alle fonti di luce, inoltre, può apparire un alone. Tra i sintomi della cataratta è anche compresa la visione doppia degli oggetti (diplopia). 

    L’iniziale peggioramento della vista può essere notato, per esempio, in seguito alla necessità di aggiustare e cambiare più di frequente la gradazione degli occhiali o delle lenti a contatto.

    Un sintomo caratteristico della cataratta nucleare è anche la cosiddetta seconda vista, cioè un iniziale miglioramento della visione da vicino, che generalmente peggiora con l’invecchiamento. Questo effetto è temporaneo e dipende dalla capacità della cataratta di indurire il nucleo del cristallino, aumentando l’indice di rifrazione della luce (una misura di quanto viene deviata, permettendo di mettere a fuoco) e potenziando così la vista.

    Come si arriva alla diagnosi della cataratta?

    Per la diagnosi della cataratta è necessaria una visita oculistica. L’oculista può rilevare la cataratta con un primo esame basato sull’osservazione dell’occhio con il supporto di un oftalmoscopio, uno strumento che, grazie a luci e lenti d’ingrandimento, permette di osservarne il fondo oculare ed evidenziare l’eventuale opacizzazione del cristallino. Di norma, l’esame richiede l’uso di un collirio che permette di dilatare la pupilla e osservare quindi meglio l’interno dell’occhio.

    Per stabilire la localizzazione e la gravità della cataratta, cioè quanto blocchi la luce, l’oculista esegue quindi un esame con la lampada a fessura, che permette di rilevare i dettagli del cristallino. Inoltre, può eseguire un esame completo della refrazione e dell’acuità visiva, basato sulla valutazione, per ciascun occhio, della capacità di riconoscere lettere di diverse dimensioni.

    In generale, una visita oculistica periodica è consigliata per tutte le persone con più di sessant’anni, anche in assenza di sintomi specifici, in modo da monitorare le condizioni della vista ed evidenziare tempestivamente eventuali peggioramenti.

    Come si previene la cataratta?

    La prevenzione della cataratta consiste nella rimozione dei fattori di rischio modificabili, in particolare il fumo di sigaretta, il consumo di alcol e l’esposizione a radiazioni. Smettere di fumare, evitare il consumo eccessivo di alcolici e indossare occhiali da sole con lenti schermate per i raggi UV sono tutte azioni che aiutano a prevenire lo sviluppo della cataratta.

    Per chi ha il diabete, inoltre, è importante mantenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue e sottoporsi a regolari visite oculistiche. 

    Qual è il trattamento della cataratta?

    La cataratta non può regredire, né esistono trattamenti farmacologici per limitarne la progressione (anche se la ricerca di farmaci che offrano una cura è molto attiva). Se è lieve, alcuni accorgimenti possono aiutare a contrastare la diminuzione della vista: cambiare la gradazione degli occhiali (o delle lenti a contatto), utilizzare luci più potenti per la lettura o il lavoro, scegliere lenti anti-riflesso.

    Se invece la cataratta interferisce con la vista tanto da determinare un peggioramento della qualità della vita, l’intervento chirurgico consiste nella rimozione del cristallino, che viene distrutto con gli ultrasuoni, aspirato e sostituito con un cristallino artificiale (chiamato lente intraoculare o intraocular lens, IOL). Quest’ultimo può essere formato da diversi materiali biocompatibili che, oltre a ripristinare la vista, possono aiutare a correggere altri difetti (per esempio la miopia o l’astigmatismo). 

    L’intervento per la rimozione della cataratta richiede ulteriori esami. Questi servono per valutare, per esempio, le caratteristiche delle lenti intraoculari da inserire e la presenza di condizioni che possano aumentare i rischi dell’intervento (sia specifiche dell’occhio sia sistemiche, come la presenza di ipertensione) e che possano influenzarne i risultati. Per esempio, diversi medici raccomandano una tomografia ottica a radiazione coerente (OCT), un esame che permette, grazie a raggi laser a bassa potenza, di ottenere immagini della retina e della cornea. 

    Di solito, l’operazione si esegue in anestesia locale o addirittura con colliri anestetici: dura meno di un’ora e consente di tornare a casa il giorno stesso. Se la cataratta è presente in entrambi gli occhi, di solito è rimossa in due diversi interventi, eseguiti a distanza di qualche settimana.

    Dopo l’operazione della cataratta è necessario un breve periodo di riposo. Durante la convalescenza bisogna proteggere l’occhio dai traumi; inoltre, è raccomandato l’uso di antinfiammatori non steroidei e antibiotici per evitare infiammazioni e infezioni. È frequente vi siano ancora disturbi della vista nei giorni successivi all’intervento, ma di norma la si riacquista in tempi rapidi, anche pochi giorni. Altri disturbi frequenti dopo l’intervento sono, per esempio, la sensazione di secchezza agli occhi, l’impressione che vi sia un corpo estraneo e l’arrossamento.

    Una delle complicanze più comuni dell’intervento è la cataratta secondaria: interessa circa il 20% delle persone e si verifica a causa della proliferazione di cellule nella parte posteriore della membrana che circonda il cristallino, la capsula. La cataratta secondaria si sviluppa dopo mesi o anni dall’intervento ed è trattata producendo, con uno strumento laser, un’apertura sulla capsula. Si tratta di una procedura non invasiva che si esegue in regime ambulatoriale.

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