In ospedale prima, e successivamente al proprio domicilio, è davvero così importante il percorso di riabilitazione protesi ginocchio? La risposta è sì, è imprescindibile! L’intervento chirurgico da solo non è infatti sufficiente a restituire la piena funzionalità articolare: ecco perché il trattamento riabilitativo viene considerato fondamentale per apprendere i movimenti corretti, quelli da evitare e gli esercizi da effettuare.
La durata della protesi varia generalmente da Paziente a Paziente, con una incidenza che lascia sempre ben sperare: ogni anno dall’intervento aumenta dell’1% la possibilità che sia necessaria un’altra operazione. Ne consegue che, per esempio, dopo 10 anni esiste una possibilità di successo della protesi del 90%. Questo naturalmente se all’operazione si affianca una riabilitazione al ginocchio dopo la protesi che sia efficace, funzionale ma soprattutto su misura del paziente.
Per trasmettervi l’importanza di questo processo ci avvaliamo dunque oggi della guida “La riabilitazione dopo la protesi al ginocchio” del Centro Polivalente di riabilitazione Korian Frangi di Acquaviva delle Fonti (BA). Indicazioni, obiettivi e buone norme per affrontare al meglio un percorso tanto delicato quanto significativo.
Quanti giorni di riabilitazione dopo protesi al ginocchio?
Quando si affronta il tema della riabilitazione protesi al ginocchio dopo un intervento, bisogna inevitabilmente tenere conto di due fattori molto importanti.
Il primo è che il ricovero in Chirurgia Ortopedica dura di fatto un periodo di circa 5 giorni, a cui può seguire, nei casi previsti dal Servizio Sanitario Regionale, il ricovero in Riabilitazione per 10 giorni.
La seconda linea guida da considerare necessariamente è che il percorso post-operatorio è diverso per ogni Paziente. Prima di riprendere le normali attività della vita quotidiana possono però passare anche alcuni mesi: per questo è preferibile, salvo complicazioni o controindicazioni, iniziare la riabilitazione il prima possibile, seguendo attentamente le indicazioni del chirurgo ortopedico e del medico fisiatra.
Quanto camminare dopo protesi al ginocchio?
Una delle domande più frequenti quando si parla di riabilitazione protesi ginocchio è senza dubbio: “quanto camminare dopo la protesi al ginocchio?”. Qui occorre farsi guidare dalla competenza degli specialisti a cui ci affidiamo e, ovviamente, anche al buon senso. Il programma riabilitativo stabilito dal medico fisiatra può in questo senso variare in base al tipo di intervento, all’età, alle condizioni cliniche generali, eventuali patologie pregresse e alle osservazioni del chirurgo ortopedico.
A partire dal giorno successivo all’operazione il Paziente può alzarsi con assistenza, stare seduto con le gambe fuori dal letto o su una sedia alta e mangiare da seduto, per un tempo che aumenta progressivamente con il passare dei giorni. In seguito, in funzione del tipo di intervento, potrete cominciare a camminare assistiti dal fisioterapista, con un deambulatore o con i bastoni canadesi, per tempi e distanze progressivi.
Per camminare è naturalmente raccomandato l’utilizzo di scarpe chiuse con suola di gomma morbida antiscivolo. Su un aspetto in particolare vogliamo poi porre la nostra attenzione: seguire le istruzioni del medico fisiatra o del fisioterapista, anche quando si pensa di poter fare a meno dei bastoni, rappresenta un primo passo per effettuare un processo di guarigione graduale e mirato, soprattutto per quello che riguarda l’uso degli ausili e la loro progressiva dismissione.
Questi sono naturalmente solo alcuni aspetti da considerare in merito a quanto camminare dopo la protesi al ginocchio, soprattutto se si pensa che le attività continuano anche al proprio domicilio.
Riabilitazione dopo protesi al ginocchio: quali sono gli obiettivi e perché è così imprescindibile
Perché è così importante la riabilitazione dopo la protesi al ginocchio e quali sono gli aspetti di cui tenere necessariamente conto? Partiamo dicendo che la partecipazione attiva alla riabilitazione, anche individuale, accelera senza dubbio il recupero. La riabilitazione è in questo senso sempre necessaria e prevede esercizi terapeutici da iniziare subito dopo l’intervento, secondo prescrizione medica specialistica.
Gli obiettivi della riabilitazione protesi ginocchio sono molteplici, tra i più importanti è bene citare ovviamente il controllo del dolore, ma anche prevenire tutte quelle complicanze da immobilizzazione (tromboflebiti, embolia polmonare, piaghe da decubito, retrazioni capsulo legamentose), oltre ad ottenere un’adeguata motilità del ginocchio. A queste, in un secondo momento, si aggiungono il rafforzamento della muscolatura ed il raggiungimento di un funzionale livello di indipendenza nelle attività quotidiane, a partire dalla deambulazione autonoma (prima con e poi senza bastoni canadesi).
Cosa fare e cosa non fare dopo protesi al ginocchio?
Una volta rientrati al proprio domicilio è importante adattare i propri spazi abitativi alla vostra condizione. Come? Rimuovendo per esempio tutto ciò che è pericoloso per la deambulazione come tappeti, prolunghe elettriche e ogni tipo di barriera, oltre a predisporre un rialzo per il wc. Per non danneggiare l’impianto protesico, eseguite le varie attività suggerite dallo specialista in modo appropriato almeno per i primi 3 mesi, o comunque fino a quando non vi è stato raccomandato.
Chiaramente nei primi tempi dopo l’intervento potrà essere necessario un aiuto a casa per le normali attività della vita quotidiana. In particolare, è importante capire come muoversi, per garantire la vostra sicurezza e la stabilità della protesi nel decorso post-operatorio. Dovrete dunque muovere frequentemente la caviglia e indossare le calze elastiche antitrombo (anche sull’arto non operato).
A letto, già subito dopo l’operazione, cercate per quanto possibile l’estensione completa del ginocchio (per esempio in posizione supina, mettendo un piccolo spessore sotto il calcagno).
Evitate i lavori domestici pesanti per almeno 3 mesi dall’intervento, mentre per quello che riguarda la guida è possibile ricominciare dopo 6 settimane/3 mesi dalla dimissione dall’ospedale: è tuttavia indispensabile che si sia recuperato il controllo completo dell’arto inferiore operato, e che si sia raggiunta una deambulazione autonoma.