Schizofrenia
La schizofrenia è una malattia psichiatrica cronica che altera i sentimenti, il modo di comportarsi e di pensare della persona che ne soffre. Rappresenta una patologia grave, con un profondo effetto in diversi contesti della vita personale (sociale, familiare, professionale eccetera).
A livello globale, la schizofrenia è meno frequente di altri disturbi mentali, come per esempio la depressione: interessa circa una persona su 300. Si presenta di solito nella tarda adolescenza e prima età adulta e, sebbene uomini e donne ne siano interessanti con la stessa frequenza, per gli uomini l’insorgenza tende a essere più precoce.
Purtroppo, la malattia è ancora spesso causa di stigma sociale, anche per errate convinzioni sulla pericolosità di chi ne soffre. In realtà, le persone con schizofrenia non sono più violente o aggressive della popolazione generale; anzi, possono risultare più vulnerabili e soggette a discriminazioni ed esclusione sociale. Inoltre, al contrario di quanto l’etimologia del termine suggerisce (schizofrenia significa “mente separata”, ed è stato coniato all’inizio del ‘900 in riferimento alla dissociazione mentale che si presenta nei pazienti), la malattia non implica affatto la presenta di un disturbo dissociativo dell’identità (quello un tempo noto come disturbo della personalità multipla).
La morte precoce è purtroppo più frequente tra le persone con schizofrenia, sia a causa di altre patologie co-esistenti (per esempio malattie cardiovascolari, ma anche altre malattie mentali come il disturbo da uso di sostanze), sia a causa del suicidio. La schizofrenia non ha a oggi una cura: tuttavia, esistono diversi trattamenti farmacologici e di supporto psicologico che possono ridurre i sintomi in modo significativo e ridurre il rischio di morte precoce.
Quali sono le cause della schizofrenia?
La causa della schizofrenia non è nota, anche se gli studi suggeriscono che fattori sia genetici sia ambientali contribuiscano allo sviluppo della malattia. Infatti, la schizofrenia ha una componente familiare e ha più probabilità di presentarsi in persone i cui parenti sono malati. Non è stato individuato però un singolo gene responsabile della malattia: piuttosto, le varianti di diversi geni sembrano concorrere ad aumentare il rischio di svilupparla. Tra i fattori ambientali indagati per il loro possibile contributo nello sviluppo della schizofrenia vi sono:
- complicanze durante la gravidanza o il parto, per esempio l’ipossia fetale e perinatale;
- alcune infezioni (come la toxoplasmosi);
- vivere in ambiente urbano;
- consumo di cannabis;
- esperienze negative durante l’infanzia, non solo in termini di traumi isolati ma anche, per esempio, la vita in un contesto socio-economico svantaggiato;
- nascita nei mesi estivi o autunnali, soprattutto nelle latitudini nelle quali è marcata la variazione stagionale;
- migrazioni (gli studi indicano che il rischio potrebbe essere aumentato anche se si nasce da genitori che hanno migrato).
Inoltre, gli studi hanno evidenziato alcune anomalie nel cervello delle persone con schizofrenia, come per esempio una ridotta quantità di materia grigia (la componente del sistema nervoso composta dai corpi dei neuroni) in alcune aree cerebrali. Alcune di queste sembrano svilupparsi anche prima della nascita, molto prima dello sviluppo della malattia, e la ricerca sta cercando di capire in che modo possano contribuire allo sviluppo della malattia.

Quali sono i sintomi della schizofrenia?
I sintomi e segni della schizofrenia possono variare notevolmente da una persona all’altra, così come possono variarne gravità e durata. In generale, comunque, si possono raccogliere i sintomi in alcune categorie.
Categorie di sintomi della schizofrenia
- Sintomi positivi, cioè relativi ad aspetti presenti in eccesso. Tra i principali vi sono quelli relativi alla psicosi, termine che si riferisce a un insieme di sintomi caratterizzati dalla perdita di contatto con la realtà, dovuti a un alterato processamento delle informazioni da parte del cervello. Tra questi vi sono per esempio le allucinazioni (che possono coinvolgere il senso della vista, dell’udito, dell’olfatto, del tatto). Un altro sintomo legato alla psicosi è il delirio, cioè una convinzione falsa, fissa e inalterabile, che persiste nonostante le prove contrarie.
- Sintomi negativi, cioè aspetti assenti in modo anomalo. Comprendono per esempio la perdita di motivazione e d’interesse per le attività quotidiane, l’isolamento sociale, la difficoltà a mostrare le proprie emozioni (il cosiddetto “appiattimento affettivo”). Alcuni di questi sintomi possono essere facilmente confusi con quelli di altri disturbi, come la depressione.
- Sintomi cognitivi. Comprendono problemi di attenzione, memoria, concentrazione, e possono per esempio rendere difficile alla persona con schizofrenia il processamento delle informazioni per prendere una decisione.
- Sintomi disorganizzati. Riguardano la difficoltà a organizzare pensieri, parole o comportamenti in modo coerente: possono manifestarsi per esempio con discorsi incoerenti, il passare rapidamente da un pensiero all’altro durante un discorso, o con comportamenti disorganizzati e azioni prive di senso.
Il decorso della schizofrenia è molto variabile a seconda della persona, ma la malattia si presenta di solito con fasi acute alternate a periodi di remissione, soprattutto quando trattata in modo adeguato. In generale, inoltre, i sintomi della psicosi non compaiono all’improvviso ma sono preceduti da una fase prodromica, nella quale iniziano a manifestarsi in modo più sottile e generico, per esempio sotto forma di cambiamenti d’umore, difficoltà nello studio o nel lavoro, alterazioni nelle esperienze percettive (per esempio, i rumori possono essere percepiti come più forti). Solo successivamente entrano nella fase acuta, con la loro piena manifestazione; un adeguato trattamento consente di entrare nella fase di remissione, nella quale i sintomi sono assenti o molto diminuiti.
Un tempo, le manifestazioni della schizofrenia erano usate anche come base per distinguere differenti tipi di malattia (per esempio paranoide, catatonica, disorganizzata), ma oggi questa distinzione è stata abbandonata.
Come si arriva alla diagnosi di schizofrenia?
La diagnosi tempestiva di schizofrenia, subito a valle del primo episodio psicotico, è di grande importanza e può influenzare il trattamento in modo significativo. Il primo riferimento per la diagnosi è il/la medico/a di famiglia, che può eseguire una prima valutazione ed eventualmente indirizzare il paziente a un Centro di salute mentale, strutture presenti in ogni ASL. Qui, un/a psichiatra può stabilire la diagnosi distinguendo i sintomi da eventuali altre patologie, come per esempio i disturbi bipolari, il disturbo da stress post-traumatico, il disturbo da uso di sostanze. La valutazione da parte del/la psichiatra del tipo e della durata dei sintomi ha un ruolo importante nella diagnosi di schizofrenia, perché non esistono esami del sangue che possano individuare la malattia, sebbene possano essere richiesti per escludere altre cause dei sintomi. Possono essere richiesti anche specifici esami di neuroimaging (come la risonanza magnetica e la TC) che possono evidenziare eventuali anomalie cerebrali.

Come si previene la schizofrenia?
Purtroppo, non è nota una strategia di prevenzione per la schizofrenia. Tuttavia, sono noti alcuni fattori di rischio (come la presenza di familiari con la malattia) e alcuni precursori che si presentano nella fase prodromica di un episodio psicotico (come cambiamenti comportamentali, depressione e altri sintomi aspecifici): tenerli in considerazione è importante per sapere se una persona può essere a rischio di sviluppare la patologia e arrivare alla diagnosi in modo tempestivo, così da massimizzare l’efficacia della terapia. La ricerca è inoltre molto attiva nel cercare di identificare marker biologici che possano consentire una diagnosi precoce e un trattamento preventivo.
Qual è il trattamento della schizofrenia?
La schizofrenia non ha una cura risolutiva, ma sono disponibili diversi tipi di trattamento farmacologico che consentono la gestione dei sintomi e la prevenzione degli episodi psicotici. Inoltre, la psicoterapia e gli interventi di riabilitazione contribuiscono a ridurre lo stress e migliorare le funzioni sociali del paziente. Un aspetto fondamentale da tenere in considerazione è la tempestività del trattamento: iniziarlo per tempo è infatti cruciale per massimizzarne l’efficacia.
I farmaci impiegati nel trattamento della schizofrenia sono principalmente gli antipsicotici (distinti tra antipsicotici di prima e di seconda generazione, anche detti atipici), che agiscono modulando i livelli di specifici neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione del comportamento e della percezione. La terapia psicologica, anche familiare, e gli interventi di supporto sociale sono poi di grande importanza per la gestione dello stress e, quando necessario, per riacquistare le abilità sociali. La psicoterapia contribuisce anche a imparare a riconoscere segnali precoci di eventuali recidive degli episodi psicotici e a prolungare i periodi di remissione.
È importante evidenziare che alcune persone con schizofrenia possono non essere consapevoli della propria patologia, un fenomeno detto anosognosia e che può essere considerato un sintomo della malattia (invece che un’incapacità ad affrontarla). Tenere in considerazione l’anosognosia è fondamentale nel trattamento, perché può facilitare l’abbandono della terapia da parte del paziente, aumentando le recidive: la partecipazione e il supporto della famiglia nel trattamento è di grande beneficio anche in questo senso, perché può assicurare che il paziente non interrompa le cure e che i segnali di un’eventuale recidiva possano essere riconosciuti.
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