Quella della disfagia, vale a dire la difficoltà a deglutire, rappresenta una problematica da non sottovalutare e per questa ragione da mantenere costantemente monitorata. Particolarmente frequente negli anziani, ma diffusa a qualsiasi età, si associa molto spesso ad un forte dolore che si traduce in fastidio locale.

Può capitare che la difficoltà nel processo di deglutizione sia dovuto ad una masticazione scorretta o frettolosa del cibo. In questi casi non c’è da preoccuparsi, se non prestare maggiore attenzione per prevenire spiacevoli inconvenienti. Quando però le problematiche nella masticazione diventano persistenti, ci troviamo davanti ad una condizione ben più grave che richiede l’esperienza di uno specialista ed un trattamento specifico.

Esistono infatti una serie di fattori e patologie preesistenti che contribuiscono alla disfagia, la quale si manifesta attraverso sintomi che devono risuonare nella nostra testa come un campanello d’allarme.

Scopriamo allora insieme come riconoscere la disfagia e quali passi percorrere per risolvere questo fastidioso disturbo.

difficoltà a deglutire

SINTOMI DELLA DISFAGIA: QUALI SONO?

I sintomi della disfagia sono numerosi e, come detto precedentemente, non sono da sottovalutare. Per questa ragione è fondamentale contattare uno specialista o il proprio medico curante quando si inizia a provare un fastidio legato alla masticazione o alla deglutizione. Il sintomo principale della disfagia si traduce nella sensazione di non essere in grado di deglutire o che il cibo rimanga bloccato in gola. Il pasto è, quindi, un momento chiave in cui riconoscerla. Capita molto spesso di osservare un allungamento del tempo dedicato al pranzo o alla cena, contraddistinto da tosse costante e una sensazione di corpo estraneo in gola. Tra i sintomi dei disturbi della deglutizione sono poi sicuramente presenti un’alterazione della voce, un calo ponderale senza alcuna causa apparente, ma anche un progressivo cambiamento delle abitudini alimentari nelle consistenze dei cibi e nella quantità.

SCREENING DELLA DISFAGIA: QUANDO FARLO?

Partiamo con una premessa importante: il sospetto di disfagia viene formulato dal medico curante, e non su autodiagnosi! Questa può infatti essere utile ai fini della rilevazione dei campanelli di allarme citati prima ma, in caso di ulteriori dubbi, è sempre consigliato di effettuare lo screening delle capacità deglutitorie.

I primi sintomi valutati dallo specialista saranno la presenza di un linguaggio difficoltoso e mal articolato, spesso accompagnato da una gestione complicata delle secrezioni orali, in presenza di un alterato livello di coscienza. Attraverso alcuni piccoli passi viene testato qualsiasi segno indicatore di ridotta funzionalità della laringe, come una voce roca o una forte tosse.

Ma attenzione, quando curata tardivamente, la disfagia può sfociare in pesanti complicanze come malnutrizione, disidratazione e polmonite da aspirazione. Ecco perché, soprattutto nei casi cronici, è fondamentale effettuare uno screening accurato.

DALLO SCREENING COMPLETO ALLA VALUTAZIONE STRUMENTALE

Lo screening della disfagia può essere effettuato dal medico Curante o da personale infermieristico specializzato. Generalmente sono differenti i passaggi con i quali viene effettuato: il primo step da verificare è senza dubbio la condizione attuale del paziente, che deve essere lucido, collaborativo e con la capacità di controllare la propria salivazione. Successivamente occorre verificare se il soggetto in questione presenta una tosse volontaria o riflessa, oltre a saper respirare in maniera continuativa e senza difficoltà. È quindi indispensabile una valutazione accurata dell’igiene orale, prima del cosiddetto “Testo del bolo d’acqua”, che ha l’obiettivo di individuare di non essere in presenza di un rischio di inalazione.

La valutazione specialistica deglutologica può avvalersi inoltre di diversi esami strumentali come la videofluorografia digitale (VFG), lo studio fibroendoscopico e la videoregistrazione dell’immagine fluoroscopica.

I RIMEDI CONTRO LA DISFAGIA: PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE

Una volta scoperte le cause alla base del disturbo, è possibile definire un trattamento funzionale. Può infatti essere importante rivolgersi ad un logopedista, o comunque ad un esperto in rieducazione della deglutizione, con l’obiettivo di riabituare i muscoli impegnati a svolgere la propria corretta mansione. In altri casi è possibile dover ricorrere a farmaci o prodotti di alimentazione a base di liquidi che favoriscano l’assunzione di cibo. Infine, nei casi più rilevanti, uno specialista può autorizzare un intervento chirurgico, con il fine di rimuovere l’ostacolo alla progressione del cibo determinato dal mancato rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore all’arrivo del bolo alimentare.

Per quello che riguarda i casi meno gravi, può comunque essere utile aumentare la frequenza dei pasti, porzionandoli e tagliandoli in piccoli pezzi, evitando alcolici, tabacchi e caffeina che contribuiscano a peggiorare il reflusso gastroesofageo.

Ribadiamo che per la difficoltà a deglutire, quando costante e non saltuaria, soprattutto se associata a sintomi preoccupanti come vomito, cali di pressione e perdita di peso, è fondamentale affidarsi alla competenza di uno specialista. Saper distinguere questi sintomi più delicati da una normale ostruzione delle vie respiratorie è quindi importantissimo. Per questa ragione occorre conoscere i sintomi della disfagia: prevenire è meglio che curare!

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